Dalla crisi al rilancio: l’occasione che l’Italia non deve perdere
“La crisi può essere una vera benedizione per ogni persona e per ogni nazione, perché è proprio la crisi a portare progresso”. Albert Einstein non è stato certo il primo a sostenere che la crisi possa trasformarsi in una grande opportunità, ma è stato senza dubbio quello che ha espresso il concetto con maggiore schiettezza e senza tanti giri di parole.
E la sua massima è quanto mai attuale: la crisi scatenata dal Covid è estremamente grave e, per quel che riguarda l’Italia, si è andata a inserire in una situazione economica particolarmente difficile. Non bisogna infatti dimenticare che il Pil non è ancora tornato sopra i livelli del 2008, anno in cui i mutui sub-prime e il fallimento di Lehman Brothers rischiarono di travolgere il sistema economico-finanziario mondiale.
Oggi nel nostro Paese si possono però già cogliere numerosi segnali di ripresa. Una ripresa che potrebbe finalmente rivelarsi sostenuta e duratura. Insomma un’inversione di trend che arresti l’ormai decennale declino. Quest’anno il rimbalzo dell’economia è più sostenuto di quanto si attendevano gli economisti, mentre negli ultimi anni la realtà è sempre risultata più deludente delle previsioni. Il prestigio del governo Draghi ha riportato l’Italia al centro della politica europea e la debolezza della Francia di Macron e l’imminente uscita di scena di Angela Merkel l’hanno resa ancora più importante. C’è infine stata la vittoria ai Campionati Europei, che ha creato un clima di euforia che darà sicuramente il proprio contributo al rilancio dei consumi.
Negli ultimi mesi, insomma, tutto andato per il verso giusto, ma per proseguire la corsa serve ora il contributo di tutti. A partire da politica, finanza e imprese. Anche perché stanno iniziando ad arrivare i fondi del Recovery Fund europeo, che saranno tanti e in grado di imprimere una decisa accelerazione alla ripresa economica. A patto, ovviamente, che vengano impiegati nel modo migliore.
La politica deve garantire una cornice normativa certa, efficace e semplice. In Italia è necessaria una deregolamentazione “controllata” basata su un coordinamento nazionale. Per le imprese non è infatti sostenibile costruire un parco fotovoltaico secondo determinate regole in Basilicata e secondo altre in Friuli-Venezia Giulia. La macchina burocratica deve essere snellita per tutti. E i benefici non tarderanno ad arrivare. Il cosiddetto “modello Genova”, quello che ha permesso la ricostruzione del ponte Morandi in due soli anni nonostante l’emergenza Covid, ha dimostrato che anche in Italia si possono fare le cose presto e bene.
La finanza, e in particolar modo il settore bancario, deve tornare a finanziare i business plan che hanno prospettive di successo. L’analisi dei progetti non può essere “automatizzata”. Per questa svolta, però, gli istituti di credito hanno bisogno di persone che sappiano cogliere il valore (o in alternativa la mancanza di valore) di un’idea imprenditoriale. Lo Stato, per parte sua, deve agevolare i finanziamenti, fungendo da garante. Esattamente come ha fatto durante la fase più acuta dell’emergenza economico-finanziaria.
Una volta che il quadro normativo agevolerà l’impresa invece che ostacolarla e il mondo bancaria fornirà i finanziamenti necessari, gli imprenditori italiani torneranno a fare quello che sanno fare meglio: eccellere nonostante le difficoltà.
E altrettanto faranno i cittadini, esattamente come avvenuto nel miracolo economico post bellico. Come ha magistralmente raccontato il premio Nobel per la letteratura Elias Canetti in “Massa e potere”, i sopravvissuti alle grandi crisi – e tutti noi in qualche modo lo saremo – mostrano uno slancio e un’energia nel tornare alla vita da rendere inevitabile un boom economico. È sempre successo così in passato e succederà anche questa volta. L’importante è farsi trovare pronti.